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Libri Cristiani


... A proposito dello Spirito Santo


di Willard Cantelon






Capitolo 8: Il dono delle lingue






1. Lo Spirito Santo: Colui che dona

2. L'uso biblico dei doni



1. Lo Spirito Santo: Colui che dona

Tutto quello che Dio offre all’umanità può essere considerato come un dono, dato che la Parola parla della salvezza come di un dono e del battesimo nello Spirito Santo come del “dono dello Spirito Santo”.

Con questo battesimo, Dio accorda nove doni, dispensati ad ogni persona secondo la Sua volontà al fine di renderci atti a servirLo.

Sono questi i nove doni dello Spirito enumerati in 1°Corinzi 12:8-10.

Infatti:

1. a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza;

2. a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito;

3. a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito;

4. a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito;

5. a un altro, potenza di operare miracoli;

6. a un altro, profezia;

7. a un altro, il discernimento degli spiriti;

8. a un altro, diversità di lingue

9. e a un altro, l’interpretazione delle lingue.

Fra questi doni figurano dunque il dono delle lingue, il dono dell’interpretazione e il dono della profezia.

Si tratta di tre espressioni dirette dallo Spirito e destinate ad essere manifestate durante i culti di adorazione in vista dell’edificazione della chiesa.


La profezia è un messaggio indirizzato dallo Spirito alla chiesa per edificarla, esortarla e confortarla (1° Corinzi 14:3).

Il dono delle lingue e quello dell’interpretazione hanno praticamente la medesima funzione (1° Corinzi 14:5).

2. L'uso biblico dei doni

Paolo fa una distinzione precisa fra il dono delle lingueche è un messaggio indirizzato dallo Spirito ai membri di tutta la assemblea cristiana, al fine di istruirli – e il parlare in lingue che si manifesta nella lode e nella preghiera della nostra vita personale.

Nel corso di una singola riunione, è meglio non esercitare più di tre volte il dono delle lingue, al quale si accompagna quello della interpretazione. Questa è infatti l’istruzione data da Paolo in 1 Corinzi 14:27.

Quando uno dei membri esercita il dono delle lingue e non c’è fra i presenti chi sia capace di interpretare il suo messaggio, è bene ricordarsi di queste parole di Paolo: «Se non vi è chi interpreti, tacciano nell’assemblea e parlino a se stessi e a Dio» (1ª Corinzi 14:28).

Il dono delle lingue e il dono dell’interpretazione non sono necessariamente accordati alla stessa persona. Essi fanno parte di quei nove doni che, secondo la Scrittura, vengono dispensati ai membri dell’assemblea secondo la volontà di Dio.

Alle domande: «Tutti hanno il dono delle guarigioni? Tutti parlano in lingue? Tutti interpretano», Paolo risponde negativamente.

Dio non accorda a tutti i credenti battezzati il dono delle lingue e quello della interpretazione così come egli non accorda ad ogni cristiano ripieno di Spirito Santo il dono di operare miracoli o quello delle guarigioni. Dio accorda questi doni a Suo piacimento.

Moltissime sono le persone che hanno ricevuto il battesimo nello Spirito Santo e hanno parlato in lingue continuando poi, vita natural durante, a lodare Dio in un altra lingua, senza tuttavia mai esercitare il dono delle lingue o indirizzare un messaggio a tutta l’assemblea.

L’apostolo dice: «Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi» (1° Corinzi 14:18) e aggiunge poi: «Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza, salmeggerò con lo Spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza» (1ª Corinzi 14:15).